IL FILO DI SETA (Il rumore del mondo, Benedetta Cibrario, Mondadori)

Tra i candidati al Premio Strega 2019 troviamo “Il rumore del mondo” di Benedetta Cibrario, che ha un impianto storico su cui si muovono, sapientemente congeniate, le vite dei personaggi non reali.
Tutto è curato e traspare un accurato e lungo studio preparatorio precedente alla stesura vera e propria.
La storia italiana dell’Ottocento accompagna così, senza prevaricarla, la storia dei protagonisti.
A me piacciono questo tipo di narrazioni, che partono dagli inizi di un percorso di vita; mi sembra, nel corso delle pagine, di vederle poi crescere, sbocciare e infine sfiorire.
Empaticamente si è con loro, gli sediamo accanto su un divano all’ora del tè e si sta dietro di loro mentre guardano dalla finestra un tramonto alpino.
I personaggi che agiscono in questo libro sono molti: alcuni sono predominanti, altri di supporto, ma tutti sono necessari al funzionamento degli ingranaggi narrativi.
Mi piace pensare che i personaggi principali siano femminili, piuttosto che maschili.
Anne e Grace Bacon, Elisa e Miss Jenkins, la Signora Manners e Ortensia.


Donne diverse, di differente estrazione sociale e con un’educazione ricevuta in paesi, anzi regni, lontani tra loro, immerse in un preciso contesto storico, con un dato clima politico e allevate con un senso religioso non univoco ma, nonostante tutto questo, sono donne combattenti, che hanno una loro precisa personalità, anche se a volte può essere nascosta e mascherata da un’apparente remissività.
L’intraprendenza, maschile e femminile, ma soprattutto il desiderio di essere liberi di essere, esce forte da queste righe. Non hanno paura di vivere questi personaggi. Li ho “visti” mentre si impegnavano per essere parte di un secolo in fermento, che ha cambiato la storia e gli equilibri politici europei, in movimento come una grande macchina a vapore.
Il rumore del mondo che, secondo me, avanzava e diventava sempre più assordante e roboante, che avvolgeva tutto e tutti, unendo in un destino comune che veniva come cucito, allo stesso tempo, con leggiadria e con forza, da un filo sottile ma resistente, lucente e prezioso, forse di seta.

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