#estatenerosubianco: Veronica Galletta, Le isole di Norman, 16 luglio 2020

È probabile che vorrete leggere questo romanzo perché ha appena vinto un premio.
È certo che, appena avrete libro tra le mani, non riuscirete neanche a sfogliarlo. Non sul momento.
Eh sì, perché Veronica Galletta fa un ottimo esordio nel mondo della narrativa lunga, con un romanzo che dopo essere stato finalista al Premio Calvino 2015, appena pubblicato si aggiudica il Premio Campiello Opera Prima; riconoscimenti meritati, raggiunti anche grazie al lavoro della casa editrice che l’ha pubblicata: Gaffi – Italosvevo.
“Tieni” mi ha detto la libraia a cui lo avevo chiesto “e sappi che non è difettato: è un libro che va conquistato”.
“In che senso?” ho detto io.
Ho capito subito che cosa intendeva: le pagine sono tutte stampate correttamente, ma non sono tagliate tra di loro; occorre un tagliacarte e liberarne una per una.
L’esperienza di avere a che fare con questo romanzo, quindi, inizia ben prima di aver letto anche solo una parola del testo; e questa, che è una particolarità di tutti i libri stampati da questa casa editrice, sembra fatta a pennello per una storia che nella conquista ha uno dei temi principali.

 

Siracusa, isola di Ortigia, 1991. Una madre decide di allontanarsi dalla famiglia senza dare il minimo preavviso; la figlia si butterà nella ricerca della madre percorrendo l’isola nei luoghi che le appartengono da una vita.
Detta così potrebbe sembrare una storia come tante, invece no, non lo è. A fare la differenza ci sono i temi che stanno sullo sfondo della vicenda (quello dell’assenza per esempio); c’è un’idea, geniale, sul metodo che Elena, la protagonista, si inventa per imbastire le sue ricerche; c’è la scrittura di Galletta, che riesce a delineare il personaggio di una madre, sfuggevole anche quando è presente, avendo a che fare solo con ciò che la sua assenza ha lasciato; c’è il rapporto con l’isola, fortissimo e indissolubile. E c’è un’altra storia, lontana, che appartiene al passato ma che ha ancora bisogno di essere affrontata e chiarita.

La candela sotto ai bicchieri si è spenta. “E io mi sento come questa candela. Mi sento soffocare, e invece di mettere ordine, le cose mi si incasinano sempre di più, e la notte vortica come su una ruota, si mescola. Passato e presente.”

Ovunque, la frustrazione e il dolore di una figlia che da una parte si vergogna di sua madre e si sente sollevata nel momento in cui la donna scompare, e dall’altra non rinuncia all’idea di provare a capirla e ritrovarla.
Perché comunque è Elena che sta al centro del romanzo. Lei che si confida con i gatti, che vede la pelle del suo corpo come una mappa in cui si individuano isole; e mappe e isole sono gli unici strumenti a sua disposizione. Una camera da letto che diventa un’isola e un’isola che si è fatta rifugio, camera, casa.
Se cercate delle risposte, questo romanzo non fa per voi, perché le certezze sono tante quanto le domande che rimangono aperte.

È colpa mia? È solo colpa mia? Era me che non sopportavi più? O era papà? Era la solitudine quella che volevi? La libertà? […] Posso smetterla con questa missione, mamma? Perché io so che non tornerai. Perché è brutto da dire, ma mi sento meglio”

Questo è il romanzo; e se qualcosa non vi è chiaro è perché, ve l’ho detto, la storia non è come tante altre: non vi rimane che leggere.

 

… E se vi rimangono domande da fare all’autrice, perché non venite, giovedì 16 luglio, a incontrarla di persona ai giardini Pro Patria? Veronica Galletta sarà ospite del secondo incontro di questa stagione di #estatenerosubianco, verrà introdotta da Marco e Irene e ci racconterà molte cose del suo romanzo, del suo esordio, della sua scrittura, e chissà cos’altro! L’appuntamento è per le 21.30 ai giardini Pro Patria, l’ingresso è libero nel rispetto delle norme anti-Covid, e prima, durante e dopo è possibile acquistare il libro presso la libreria ambulante di Alla Corte dei Libri Art Cafè e sfamarsi e dissetarsi al chiosco della cooperativa Fuori Schema. A presto!

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