Vedere, leggere, ascoltare: la letteratura che tiene viva la memoria della Shoa

A settantacinque anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe dell’Armata Rossa, il 27 gennaio è il giorno in cui si ricordano l’Olocausto e le sue vittime ed è doveroso riflette sulla strada che ha condotto l’umanità in questo delirio costellato di orrori. 

Probabilmente questo fine settimana andrai al cinema a vedere il pluricandidato agli Oscar Jojo Rabbit (qui trovi la scheda del film), e fai bene perché è sempre bello godersi un film in una sala anziché sul proprio divano, ma sapevi che questo film si ispira al romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leunens? Forse, se una stroncatura come quella di Francesca de Lena su ILDA rischia di scoraggiarti, puoi dedicarti invece alla lettura del libro!

 

Se invece, più del cinema, è il teatro che ti appassiona, tuffati su un testo non facile da digerire, ma che è veramente un gioiello della drammaturgia tedesca: Peter Weiss, dopo aver seguito il processo di Francoforte, scrisse L’Istruttoria – Oratorio in 11 canti, in cui riprende la struttura dell’Inferno dantesco per illustrare gli aspetti più crudi della reclusione e del percorso verso la morte che, inevitabilmente, si metteva in moto dal momento in cui un detenuto entrava ad Auschwitz. In Italia, un allestimento storico è quello del TeatroDue di Parma che dal 1983 (quindi ben prima che fosse istituito il Giorno della Memoria!) ripropone repliche dell’opera con una messinscena veramente suggestiva. In questo caso il consiglio più spassionato da parte mia è quello di precipitarti a Parma a vedere una delle repliche di quest’anno, tra febbraio e marzo, ma se proprio non riesci, qui trovi la ripresa dello spettacolo, un regalo grandissimo da parte della compagnia stessa:

A proposito di artisti italiani che hanno a cuore il tema, eccoti Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute di Marco Paolini

Questa è la storia di uno sterminio di massa conosciuto come Aktion T4. T4 sta per Tiergartenstrafte numero 4, un indirizzo di Berlino. Durante Aktion T4 sono stati uccisi e passati per il camino circa trecentomila esseri umani classificati come “vite indegne di essere vissute”… Cominciarono a morire prima dei campi di concentramento, prima degli zingari, prima degli ebrei, prima degli omosessuali e degli antinazisti e continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che il resto era finito

E qui sotto trovi la registrazione della diretta, trasmessa in prima serata su La7, il 26 gennaio del 2011: quella serata è andata in onda senza interruzioni pubblicitarie dall’ex-ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano: raccontare l’epurazione di disabili e malati di mente praticata dal regime nazista da dentro un’ex struttura manicomiale italiana? Marco Paolini non ha mai lasciato niente al caso, e questo lavoro è una sua ennesima narrazione che ci lascia turbati e arricchiti allo stesso tempo.

Nei primi minuti del monologo, Paolini cita Primo Levi, che è un autore da cui è sempre bello tornare per riflettere sulla Shoa. A dicembre è lui che abbiamo scelto di leggere per il primo incontro dell’anno col gruppo di lettura Il Cafè dei Lettori, e buona parte dei consigli di questo post arriva proprio dalla chiacchierata che abbiamo fatto quando ci siamo viste per confrontarci su questo autore e i suoi testi. Se vuoi leggere (o rileggere) un libro di Primo Levi non c’è che l’imbarazzo della scelta, sarà senz’altro una lettura preziosa.

Buone letture, buone visioni, buone riflessioni.

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